Dopo i crolli generalizzati causati dall’annuncio di nuovi dazi statunitensi, i mercati asiatici si muovono in ordine sparso, riflettendo l’incertezza globale legata all’escalation commerciale tra Stati Uniti e Cina.
Tokyo ha aperto stamani in forte rialzo, segnando un +5%, trainata dalle aspettative di interventi delle banche centrali e da un momentaneo allentamento delle tensioni sui titoli tecnologici. Bene anche Seul e Sydney, che chiudono in positivo. Diverso invece il quadro nel Sudest asiatico: Singapore e Giacarta registrano forti perdite, segnalando un clima ancora instabile per gli investitori.
Trump rilancia la sfida con la Cina
Il presidente Donald Trump ha ribadito la minaccia di aumentare del 50% i dazi sui prodotti cinesi, se Pechino non rimuoverà le proprie misure di ritorsione entro oggi. Un ultimatum che fa tremare i mercati e tiene alto il livello di tensione tra le due principali potenze economiche mondiali.
L’Europa prepara le contromosse
L’Unione Europea continua a puntare sul dialogo, ma si prepara anche a una risposta coordinata: nel mirino, prodotti americani per un valore di centinaia di milioni di euro, con dazi che potrebbero arrivare fino al 25%.
L’Italia tra diplomazia e tutela dell’impresa
Ieri, a Roma, si è tenuta una riunione convocata dalla premier Giorgia Meloni con la task force ministeriale sui dazi. Al centro dell’incontro, misure di supporto alle imprese italiane eventualmente colpite e la strategia da seguire nelle prossime settimane. Il governo si è detto pronto ad attivare strumenti di sostegno, nel caso in cui le tensioni commerciali dovessero colpire il “Made in Italy”.
Meloni ha ribadito la volontà di mantenere un dialogo costruttivo con gli Stati Uniti e sarebbe pronta a volare a Washington per incontrare Trump il prossimo 16 aprile. Intanto oggi, a Palazzo Chigi, sono previste consultazioni con le principali rappresentanze imprenditoriali italiane, per raccogliere istanze e valutare eventuali scenari.
Un equilibrio precario
La situazione resta fluida e in continuo aggiornamento. Se da un lato crescono i segnali di apertura al dialogo, dall’altro la minaccia concreta di una guerra commerciale su vasta scala pesa sulle prospettive economiche globali. Tutti i riflettori sono puntati sulle prossime 24 ore: da Pechino a Bruxelles, passando per Roma, si attendono le mosse decisive.
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