CANNES – Si è conclusa con una cerimonia carica di emozione, coscienza politica e amore per il cinema la 78ª edizione del Festival di Cannes, che ha incoronato come vincitore assoluto l’iraniano Jafar Panahi con il suo potente A Simple Accident, opera simbolo di libertà d’espressione e resistenza civile. La giuria, presieduta dall’attrice Juliette Binoche e composta da figure di rilievo come Halle Berry, Alba Rohrwacher, Jeremy Strong, ha premiato storie profondamente radicate nel nostro tempo.
Palma d’Oro a Panahi: cinema come atto di coraggio
Il regista iraniano Jafar Panahi, già più volte perseguitato in patria, ha ricevuto la Palma d’Oro dalle mani di Cate Blanchett per A Simple Accident (It Was Just an Accident), film realizzato in condizioni proibitive. La pellicola racconta le conseguenze di un incidente stradale che si trasforma in una riflessione profonda su memoria, giustizia e traumi del regime.
“Il cinema è vita. È pericoloso, ma necessario. Nessuno ha il diritto di dirci cosa raccontare”, ha detto Panahi, accolto da una standing ovation.
Grand Prix a Joachim Trier per Sentimental Value
Premio della giuria al norvegese Joachim Trier per Sentimental Value, un toccante racconto di riconciliazione familiare. Protagonista Stellan Skarsgård nei panni di un regista che tenta di ricucire il legame con le figlie dopo anni di silenzio. Emozione e sobrietà per un film che ha commosso la Croisette.
Premio della Giuria ex aequo: Sirat e Sound of Falling
Due opere diversissime ma ugualmente potenti hanno condiviso il Premio della Giuria:
- Sirat di Oliver Laxe: un viaggio nel deserto marocchino che unisce padre e figlio in una ricerca spirituale e culturale.
- Sound of Falling di Mascha Schilinski: poetico affresco corale al femminile, che abbraccia generazioni e storia tedesca da una singolare fattoria fuori dal tempo.
Miglior regia a Kleber Mendonça Filho per L’agente segreto
Il brasiliano Kleber Mendonça Filho ha vinto per la regia con L’agente segreto, un thriller ambientato nel Brasile del 1977. Una parabola sulla repressione e la lotta per la libertà, con un eccezionale Wagner Moura protagonista.
“Il cinema è la mia casa e Cannes è la sua cattedrale”, ha detto il regista visibilmente commosso.
Miglior sceneggiatura ai fratelli Dardenne
Jean-Pierre e Luc Dardenne tornano a far parlare di sé con La Maison Maternelle, toccante racconto sulla maternità adolescenziale e la speranza. Premio meritato per una scrittura densa di umanità e rigore etico.
Miglior attrice a Nadia Melliti per La Petite Dernière
Premiata da Daniel Auteuil, l’italo-tunisina Nadia Melliti ha brillato per la sua intensa interpretazione di Fatima, giovane donna musulmana alla scoperta di sé. Ha ricevuto anche la Queer Palm, doppio riconoscimento per una performance coraggiosa e sincera.
Miglior attore a Wagner Moura
Assente alla cerimonia, Wagner Moura ha vinto come Miglior attore per L’agente segreto. Il premio è stato ritirato dal regista, che ha elogiato l’impegno civile dell’attore, già noto al pubblico internazionale per Narcos.
Un festival che ha scelto la verità
Cannes 2025 ha mostrato un volto chiaro: quello di un cinema politico, internazionale e profondamente umano. Ha dato spazio a film capaci di raccontare il presente con onestà e urgenza, ribadendo il potere del grande schermo come strumento di libertà.
“Per il cuore e la tenerezza. Per la libertà ritrovata. Per la vita nuova”, ha concluso Juliette Binoche, salutando il pubblico e sintetizzando così lo spirito di un’edizione che ha lasciato il segno.
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