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Gaza, spiraglio per una tregua: Israele dice sì al piano USA, Hamas ancora incerta. Intanto nuovi raid e 37 vittime

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(Shutterstock) GAZA – Uno spiraglio di tregua, per quanto flebile, si apre nella martoriata Striscia di Gaza. Israele ha accettato di procedere con l’ultima proposta di cessate il fuoco avanzata dall’inviato americano Steve Witkoff, mentre Hamas starebbe ancora valutando il piano, che giudica però sbilanciato a favore dello Stato ebraico.

A illudere su un possibile accordo è stata la tv saudita Al Arabiya, secondo cui anche la fazione palestinese avrebbe accettato il piano. Tuttavia, la notizia è stata smentita sia da fonti israeliane che da Hamas, che ha parlato di un processo di valutazione “in corso, con senso di responsabilità”.

Israele continua i raid: almeno 37 morti oggi a Gaza

Mentre il fronte diplomatico rimane in stallo, la guerra prosegue senza sosta. In una serie di raid israeliani contro edifici residenziali nel campo profughi di Bureij, nel centro della Striscia di Gaza, 19 persone hanno perso la vita, secondo quanto riportato da Al Jazeera, che cita il ministero della Salute di Gaza, controllato da Hamas.

L’attacco ha colpito tre abitazioni consecutive, senza preavviso, secondo quanto riferito dall’emittente. Il bilancio complessivo delle vittime nelle ultime ore sarebbe salito ad almeno 37.

Le forze di difesa israeliane (IDF) stanno colpendo diversi obiettivi nella Striscia, tra cui il quartiere di Shujayieh, a est della città di Gaza. L’IDF ha inoltre distribuito volantini nei quartieri settentrionali, invitando i civili a spostarsi verso sud, mentre proseguono le operazioni militari.

Un fragile tentativo di mediazione

Il piano di tregua proposto dagli Stati Uniti mira a fermare temporaneamente le ostilità, aprendo la strada a negoziati per una cessazione definitiva del conflitto. Tuttavia, le divergenze tra le parti restano profonde, e Hamas ha già lasciato intendere di non considerare equo l’impianto della proposta.

Mentre il conflitto entra nel suo ottavo mese, la popolazione civile paga il prezzo più alto, tra bombardamenti, sfollamenti forzati e una crisi umanitaria sempre più grave.

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