28 maggio 2025 – El Hierro, Canarie
Un’altra tragedia nel Mediterraneo riapre la ferita mai rimarginata dei viaggi della disperazione. Almeno sette persone sono morte, tra cui diversi bambini, nel naufragio di una piccola imbarcazione di legno avvenuto mercoledì 28 maggio a soli tre metri dal molo del porto di La Restinga, sull’isola de El Hierro, nell’arcipelago delle Canarie.
La barca, con a bordo oltre 100 rifugiati, era stata già agganciata e rimorchiata al porto dalla Guardia Costiera spagnola, quando si è improvvisamente rovesciata durante le operazioni di salvataggio. Un attimo che ha trasformato la speranza in tragedia: sette persone hanno perso la vita, e un neonato risulta ancora disperso.
Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha definito l’accaduto una “tragedia sconvolgente”, esprimendo cordoglio e vicinanza alle vittime e alle loro famiglie.
“Ancora una volta – commenta Giovanni D’Agata, presidente dello Sportello dei Diritti – poveri migranti diventano vittime del mare. Colpevoli solo di aver tentato l’ennesimo viaggio della speranza per fuggire da guerre, persecuzioni e miseria”.
Secondo le autorità spagnole, la traversata faceva parte di una delle rotte migratorie più pericolose, quella che dall’Africa subsahariana porta alle isole Canarie, spesso percorsa su imbarcazioni inadatte e sovraccariche. Nonostante gli sforzi delle operazioni di salvataggio e pattugliamento, il Mediterraneo continua a mietere vittime tra coloro che cercano un futuro migliore in Europa.
Una strage silenziosa e continua, aggravata dalla mancanza di corridoi umanitari sicuri e da politiche migratorie che ancora non riescono a fronteggiare il fenomeno in modo strutturale.
“Fino a quando continueranno i viaggi sui barconi, queste tragedie saranno inevitabili” – ammonisce D’Agata. La speranza si spezza ancora una volta a pochi metri dalla riva, lasciando solo dolore e domande senza risposta.
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