TEHERAN – È escalation aperta tra Israele e Iran. Il portavoce dell’esercito israeliano (IDF), generale Effi Defrin, ha confermato che le forze armate israeliane hanno colpito il quartier generale nucleare iraniano, insieme a diverse aree strategiche nella capitale Teheran. L’operazione, definita come la più ampia incursione militare su suolo iraniano mai condotta, avrebbe causato oltre 200 morti e circa 650 feriti, secondo fonti di sicurezza internazionali.
Missili iraniani su Israele: 13 morti, ma Tel Aviv resiste
L’attacco israeliano arriva in risposta al lancio di missili balistici iraniani contro il territorio dello Stato ebraico. L’allarme è terminato a Tel Aviv e in altre città israeliane, dove nessun missile avrebbe colpito direttamente, grazie al sistema di difesa Iron Dome. Tuttavia, il bilancio dell’offensiva iraniana resta pesante: 13 vittime in Israele, tra cui tre bambini, come comunicato dal premier Benjamin Netanyahu, oltre a 9 feriti gravi, 30 medi e 341 lievi.
Il programma nucleare iraniano nel mirino: “Nessuno è off limits”
L’obiettivo dichiarato da Israele è fermare il programma nucleare iraniano. Secondo il portale Axios, nelle ultime 48 ore Tel Aviv avrebbe chiesto agli Stati Uniti, sotto l’amministrazione Trump, di unirsi a un’azione militare congiunta contro Teheran. Nel mirino, persino la Guida Suprema Ali Khamenei, che per Israele “non è off limits”.
Nel frattempo, l’Iran risponde con toni minacciosi: secondo i Pasdaran, 2.000 missili sarebbero pronti a colpire, anche contro basi statunitensi, britanniche e francesi in Medio Oriente.
Italia al G7: pressing per fermare l’escalation
Nel pieno della crisi, la premier Giorgia Meloni è arrivata in Canada per partecipare al G7 di Kananaskis, dove l’Italia porterà la sua posizione di ferma condanna della proliferazione nucleare e al tempo stesso un appello alla de-escalation immediata.
A ribadirlo è stato il ministro degli Esteri Antonio Tajani intervenendo in Parlamento:
“Nessuna ambiguità. L’Iran non può avere l’atomica. Israele ha diritto a garantire la propria sopravvivenza. Ma bisogna favorire la de-escalation. Non abbiamo agende nascoste.”
L’Italia, insieme ai partner europei e alla comunità internazionale, guarda con crescente preoccupazione all’allargarsi del conflitto in un’area già profondamente instabile, in un contesto in cui le ripercussioni globali – energetiche, diplomatiche e umanitarie – potrebbero diventare rapidamente drammatiche.
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