TEHERAN – Prosegue senza sosta il violento confronto militare tra Israele e Iran, con scambi di attacchi missilistici e aerei che stanno facendo salire drammaticamente il bilancio delle vittime e accrescendo il rischio di un conflitto su vasta scala. Nella notte, una raffica di missili balistici lanciati dall’Iran ha colpito duramente le città israeliane di Tel Aviv e Haifa, provocando otto morti e numerosi feriti nel centro del Paese.
La risposta israeliana non si è fatta attendere. Un ufficiale dell’IDF (Forze di Difesa Israeliane) ha confermato che l’aeronautica militare sta conducendo raid mirati sull’Iran centrale, con l’obiettivo dichiarato di neutralizzare infrastrutture strategiche e basi operative. Israele avrebbe anche tentato di colpire il sito nucleare di Natanz, uno dei centri nevralgici del programma atomico iraniano, ma i razzi sarebbero stati intercettati dalla difesa iraniana.
Secondo l’IDF, “l’aeronautica ha piena superiorità aerea su Teheran”, e il premier Benjamin Netanyahu ha dichiarato che “questa nuova fase cambia completamente la natura della campagna”.
Attacchi e vittime
Nella giornata di lunedì 16 giugno, l’Iran ha lanciato droni kamikaze verso Cesarea – dove si trova la residenza del premier israeliano – e verso altre località nel distretto di Sharon, tra cui Hadera, Pardes Hanna e Jisr a-Zarqa. Le sirene d’allarme hanno risuonato nell’intera regione metropolitana di Tel Aviv.
Intanto, i media iraniani hanno denunciato anche un attacco israeliano sull’ospedale Farabi di Kermanshah, nel nord-ovest del Paese. Il bilancio fornito dal Ministero della Salute iraniano parla di almeno 224 morti e oltre 1.200 feriti dall’inizio dei raid israeliani venerdì scorso. In Israele, le vittime sono salite a 24, con circa 600 feriti, di cui 10 in condizioni gravi.
Segnali di apertura
Nonostante la violenza crescente, secondo quanto riferisce il Wall Street Journal, Teheran avrebbe inviato segnali informali di apertura a una possibile de-escalation, pur mantenendo una linea pubblica dura e minacciando “ritorsioni ancora più devastanti”.
Mediazioni internazionali
In un contesto sempre più critico, si moltiplicano i tentativi di mediazione. La Russia ha dichiarato la propria disponibilità a mediare un cessate il fuoco e a farsi carico dell’uranio arricchito in eccesso nell’ambito di un possibile accordo nucleare. Ma l’Unione Europea ha bocciato l’ipotesi, affermando con il portavoce Anouar El Anouni che “la Russia non ha alcuna credibilità e non può essere un mediatore obiettivo”.
Sul fronte diplomatico, anche la Turchia si è mossa: il presidente Recep Tayyip Erdogan, in una telefonata con il candidato alla presidenza iraniana Masoud Pezeshkian, ha assicurato che Ankara è “pronta ad assumere un ruolo di facilitatore per garantire l’immediata fine del conflitto”.
Scenario incerto
L’equilibrio regionale resta precario. L’intensificazione degli scontri diretti tra Israele e Iran, due potenze militari della regione, rischia di innescare un effetto domino su altri fronti già tesi, dal Libano allo Yemen. Le prossime ore saranno decisive per capire se prevarrà la logica della guerra o se si apriranno spiragli reali per la diplomazia.
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