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Tensione alle stelle in Medio Oriente: nuovi raid tra Iran e Israele, Khamenei minaccia ritorsioni, Trump chiede resa

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TEHERAN – La crisi tra Iran e Israele tocca un nuovo picco, con un’escalation militare che coinvolge anche dichiarazioni di guerra, minacce dirette e raid mirati da entrambe le parti. Nelle ultime ore, Teheran ha annunciato l’utilizzo di missili ipersonici nei suoi attacchi, mentre Israele rivendica il bombardamento di siti legati al programma nucleare iraniano e di sedi strategiche del potere repressivo del regime degli ayatollah.

Nel corso di un discorso trasmesso in diretta dalla televisione di Stato, la Guida suprema iraniana, Ali Khamenei, ha lanciato un duro avvertimento agli Stati Uniti: “Gli americani dovrebbero sapere che la nazione iraniana non si arrenderà. Qualsiasi intervento militare causerà danni irreparabili”. In un post pubblicato su X, Khamenei ha scritto che “la battaglia ha inizio”, promettendo “una risposta forte” contro i leader israeliani, definiti “regime terrorista sionista”.

Dall’altra parte, il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha confermato l’offensiva: “L’aeronautica ha appena distrutto la sede della sicurezza interna del regime iraniano, il principale braccio della repressione del dittatore Khamenei. Continueremo a colpire i simboli del potere e a indebolire il regime ovunque si trovi”.

Sulla crisi è intervenuto anche il presidente USA Donald Trump, che ha definito “molto tardi” un’eventuale apertura negoziale da parte dell’Iran. Il tycoon ha chiesto una “resa incondizionata” da parte di Teheran, affermando che il Paese “non ha più difese” e che avrebbe già offerto “l’ultimatum definitivo”.

Intanto, sul fronte palestinese continuano gli attacchi dell’IDF nella Striscia di Gaza. Secondo quanto riferisce l’agenzia palestinese Wafa, almeno 34 persone sarebbero rimaste uccise e decine ferite in una serie di raid condotti nelle ultime ore. Le forze armate israeliane fanno sapere che l’offensiva terrestre contro Hamas si sta ora concentrando sull’area di Jabalia, nel nord della Striscia.

Il rischio di una deflagrazione regionale appare sempre più concreto, con ripercussioni potenzialmente devastanti sul già fragile equilibrio del Medio Oriente. Cresce la preoccupazione della comunità internazionale, ma al momento non si registrano segnali concreti di de-escalation.

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