di BENNY MANOCCHIA – Ci sono informazioni che il cronista italiano all’estero comunica con piacere. Non sempre sono notizie che cambiano la situazione economica del nostro Paese, preso ancora una volta nella morsa dei problemi economici. Sono un po’ come avere ottenuto buoni voti durante l’anno ma, per un motivo o per l’altro, non assicurano la promozione. Ma danno, comunque, tanta soddisfazione. Soggetto di questa forse inconcludente presentazione e’ la pizza. Quel cibo, semplice e modesto, che da sempre risolve il problema di chi non puo’ permettersi filet mignon o aragosta.
Gli Stati Uniti inizialmente non hanno apprezzato la pizza, definendola ad alta voce “la bistecca degli italiani poveri”. Quando poi si sono svegliati dal loro non insolito momento razzista, la pizza e’ stata onorata, anzi venerata dagli americani, che hanno subito aggiunto il nostro “modesto cibo” nella loro lista di “cose che hanno sconvolto il mondo”. Ma si’, lasciamoli pure credere che la pizza “cosa loro e’”. Dopotutto, mangiano 3 miliardi di pizza ogni anno, spendono 38 miliardi di dollari per acquistarle, 350 fette ogni secondo…
Dall’Alaska alle Hawaii, una corsa quotidiana per averla in casa, o sull’auto, sui treni e sugli aerei. “Pizza e’ americana – insistono – come la torta di mele”. Due appropriazioni in una sola frase. Pizza e’ italiana, torta di mele e’ austriaca. Altri dati (della Food Industry News) parlano chiaro sull’amore degli americani per un cibo italiano divenuto americano grazie alla… “faccia tosta” di alcuni “yankee”: il 17% (incredibile ma vero) dei ristoranti americani sono “pizzerie”. A New York operano 9000 pizzerie. E scusate se e’poco.
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