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Community matching: rifugiati e comunità insieme per l’integrazione

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(© RWI/ Dario Fratello) ROMA – I risultati del programma Community Matching sono stati presentati oggi nel corso di una conferenza che si è tenuta a Palazzo Merulana a Roma. Il progetto, avviato nel 2022, promuove l’incontro tra rifugiati e comunità locali in 10 città italiane con l’obiettivo di creare comunità più inclusive e favorire i percorsi di integrazione.

L’UNHCR, l’Agenzia ONU per i rifugiati, insieme ai partner CIAC e Refugees Welcome Italia, ha avviato il progetto grazie al sostegno dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai attraverso i fondi 8×1000. Al 31 dicembre 2022 sono stati 358 i match avviati, coinvolgendo persone di 41 nazionalità. Il programma è attivo nelle città di Bari, Bergamo, Bologna, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Parma, Roma e Torino, molti dei Comuni con cui l’UNHCR ha sviluppato importanti collaborazioni nell’ambito della Carta dell’Integrazione.

Nella città di Bari, in particolare, le attività sono partite ad inizio 2022 e hanno visto la creazione di 13 match. Oggi il progetto è portato avanti dal partner Refugees Welcome Italia con il supporto del Comune di Bari, Assessorato al Welfare, e attraverso una piena valorizzazione delle sinergie con i percorsi e progetti di coinvolgimento della cittadinanza attiva presenti sul territorio.

L’impatto del progetto è stato misurato attraverso una ricerca che ha riguardato 115 match e ha confermato l’impatto positivo su tutti gli aspetti della vita dei protagonisti, dalla stabilizzazione lavorativa a quella abitativa, dalla salute al senso di sicurezza, dall’apprendimento della lingua, all’orientamento ai servizi e al territorio.

“La mia vita è cambiata. Così come dai accoglienza, come dai corsi di italiano, ogni rifugiato dovrebbe avere un buddy. Dovrebbe essere offerto nei percorsi d’integrazione a tutti” ha condiviso Abdulrahman Shabanah, un rifugiato residente a Roma che partecipa al programma.

I dati evidenziano infatti che, a distanza di solo sei mesi dall’avvio del percorso, il 50% dei rifugiati ha migliorato il livello di Italiano. Anche dal punto di vista della stabilità abitativa e lavorativa si è registrato un significativo miglioramento, con un aumento del 25% delle persone che hanno trovato un lavoro e del 17% di persone che hanno registrato un contratto di affitto. Infine, l’86% dei rifugiati ha riportato un aumento del loro benessere generale dovuto alle relazioni costruite attraverso il Community Matching.

“Siamo grati all’Istituto Buddista Italiano che attraverso i fondi 8×1000 ci ha permesso di realizzare il progetto Community Matching. I risultati presentati oggi ci confermano l’importanza delle relazioni sociali nel favorire l’inclusione dei rifugiati nelle comunità che li accolgono. Il programma permette loro di diventare autonomi e di contribuire all’economia come consumatori, lavoratori e imprenditori. Questo non può che portare benessere a tutta la comunità.” Chiara Cardoletti, Rappresentante UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino.

“Siamo orgogliosi di sostenere il progetto “Community Matching” dell’UNHCR, poiché siamo fermamente convinti che l’inclusione sociale degli stranieri e dei rifugiati sia un valore fondamentale per la nostra società. Il buddismo insegna l’importanza dell’integrazione delle differenze e della convivenza pacifica tra culture diverse, ed è per questo che ci impegniamo a promuovere la solidarietà e il rispetto tra le persone di tutto il mondo. I risultati raggiunti finora dal progetto sono molto rassicuranti, e ci confermano la possibilità di raggiungere gli obiettivi che abbiamo condiviso”. Anna Conti, Presidente della Commissione 8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai.

“Riteniamo questo programma una realtà concreta che cambia la vita delle persone che vi partecipano. Sperimentiamo da diversi anni programmi come questo e non avremmo mai immaginato un simile sviluppo. È un progetto che unisce la protezione sociale, che solo le relazioni interpersonali sanno garantire specie di fronte a leggi ingiuste e discriminatorie, con una dimensione sociale che riguarda tutti. L’obiettivo è contrastare l’isolamento delle persone e l’individualismo sociale, generando nuove forme di socialità”. Michele Rossi, direttore di Ciac.

“Sono le relazioni significative che consentono a una persona di fiorire di nuovo, pur dopo molte difficoltà legate ai traumi di una migrazione forzata. Facilitare la nascita di questi rapporti di amicizia e sostegno reciproco, che altrimenti non esisterebbero, è il senso del nostro lavoro”. Fabiana Musicco, direttrice Refugees Welcome Italia.

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