Volodymyr Zelensky ha abbandonato ogni cautela diplomatica e ha accusato apertamente Pechino di essere un “strumento nelle mani di Putin” per far fallire il vertice per la pace in programma fra due settimane in Svizzera. “La Russia, sfruttando l’influenza cinese nella regione e utilizzando anche i diplomatici cinesi, fa di tutto per sabotare il summit”, ha dichiarato il presidente ucraino da Singapore.
La reazione cinese non si è fatta attendere. La portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning, ha respinto con fermezza le accuse, negando che la Cina stia esercitando pressioni su altri Paesi affinché disertino la conferenza di pace svizzera sull’Ucraina prevista per questo mese. Mao Ning ha sottolineato che le accuse sono infondate e che la Cina mantiene una posizione neutrale e costruttiva riguardo alla crisi ucraina.
Nel frattempo, la situazione sul campo continua a essere critica. “In una settimana le truppe russe hanno lanciato quasi 1.000 attacchi contro l’Ucraina”, ha affermato Zelensky, aggiungendo che gli attacchi hanno provocato una nuova ondata di blackout programmati in tutto il Paese. Le forze russe stanno anche avanzando sul fronte orientale di Donetsk, aumentando la pressione sulle difese ucraine.
Questa escalation di violenza e le tensioni diplomatiche rendono ancora più urgente trovare una soluzione pacifica al conflitto, ma le accuse reciproche tra Kiev e Pechino complicano ulteriormente gli sforzi internazionali per organizzare un vertice di pace efficace.
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