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Mandati di arresto della Corte penale internazionale contro Netanyahu e Gallant: esplode la polemica internazionale

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ROMA – La decisione della Corte penale internazionale (CPI) di emettere mandati di arresto contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant per presunti crimini di guerra e contro l’umanità a Gaza ha scatenato reazioni infuocate in tutto il mondo.

LA DECISIONE DELLA CPI

I mandati, emessi per fatti risalenti al conflitto iniziato l’8 ottobre 2023, accusano i due leader di aver ordinato o permesso “attacchi diffusi e sistematici contro i civili” nella Striscia di Gaza. La decisione rappresenta una mossa senza precedenti che coinvolge un capo di governo in carica, scatenando un acceso dibattito sul ruolo della giustizia internazionale.

LE REAZIONI INTERNAZIONALI

Il presidente statunitense Joe Biden ha definito la decisione della CPI “scandalosa”, ribadendo il tradizionale sostegno degli Stati Uniti a Israele.

Da parte sua, Israele ha respinto con forza le accuse, definendo la decisione della Corte “antisemita” e priva di ogni base legale.

L’Olanda, che ospita la sede della CPI, si è dichiarata pronta a eseguire il mandato di arresto qualora Netanyahu o Gallant si trovassero sul suo territorio.

In Europa, il primo ministro ungherese Viktor Orban, il cui Paese detiene la presidenza di turno dell’Unione Europea, ha annunciato l’intenzione di invitare Netanyahu in Ungheria per esprimere solidarietà e condannare la decisione della Corte.

IL DIBATTITO IN ITALIA

La decisione della CPI ha diviso profondamente la politica italiana.

  • Antonio Tajani, ministro degli Esteri, ha affermato: “Sosteniamo il lavoro della CPI, ma valuteremo questa decisione con i nostri alleati”.
  • La Lega, attraverso esponenti di spicco, ha bollato i mandati come “assurdi e filo-islamici”.
  • Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha definito la sentenza “sbagliata, ma da applicare nel rispetto degli obblighi internazionali”.
  • Per il Partito Democratico, invece, la linea è chiara: “La sentenza va rispettata”.
  • Il Movimento 5 Stelle, più critico nei confronti di Israele, ha rilanciato: “Serve un embargo sulle armi a Israele”.
UN PRECEDENTE CHE SCUOTE LA DIPLOMAZIA

La vicenda segna un punto di tensione senza precedenti nelle relazioni internazionali. Il mandato contro Netanyahu, leader di un Paese storicamente alleato di molte potenze occidentali, apre interrogativi sull’efficacia e l’imparzialità della CPI.

Mentre alcuni Paesi, come l’Olanda, sembrano determinati a sostenere le decisioni della Corte, altri, inclusi gli Stati Uniti e gran parte del mondo occidentale, appaiono pronti a schierarsi con Israele, alimentando dubbi sull’universalità del diritto internazionale.

La situazione a Gaza e le accuse di crimini di guerra continueranno a dividere, gettando luce sulle profonde fratture esistenti nelle alleanze globali e nei sistemi di giustizia internazionale.

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