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Tregua in Libano, Netanyahu: ‘Durata dipende da Hezbollah’. Biden propone piano per Gaza

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BEIRUT/TEL AVIV – È entrata in vigore alle 3:00 ora italiana una tregua tra Israele e Hezbollah in Libano, annunciata dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu dopo una giornata di intensi bombardamenti su Beirut. “Quanto durerà questa tregua dipende da cosa succederà sul terreno: se Hezbollah si riarmerà, noi attaccheremo nuovamente”, ha dichiarato Netanyahu. Il premier ha sottolineato che Israele, in accordo con gli Stati Uniti, mantiene una “completa libertà militare” nella regione.

L’intervento di Biden su Gaza

Parallelamente, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è intervenuto sulla crisi nella Striscia di Gaza, delineando i contorni di un nuovo piano di tregua da discutere nei prossimi giorni con il coinvolgimento di Turchia, Egitto, Qatar, Israele e altri Paesi. “La popolazione civile a Gaza sta vivendo un inferno. L’unica via per il cessate il fuoco passa attraverso la liberazione degli ostaggi”, ha dichiarato Biden, riferendosi ai prigionieri detenuti da Hamas.

G7 Esteri e posizione sui crimini di guerra

Intanto, a Fiuggi si è concluso il G7 dei Ministri degli Esteri, dove è stata discussa anche la situazione in Medio Oriente. I rappresentanti delle principali potenze mondiali hanno concordato una posizione comune sul mandato d’arresto emesso dalla Corte Penale Internazionale (CPI) contro Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant. “Non può esserci equivalenza tra Hamas e Israele”, recita il comunicato finale. Tuttavia, i Paesi del G7 si sono impegnati a rispettare gli obblighi del diritto internazionale, sottolineando l’importanza di evitare violazioni delle convenzioni umanitarie.

Tensione e incognite sul futuro

L’entrata in vigore della tregua in Libano e i nuovi sforzi diplomatici per Gaza rappresentano sviluppi cruciali in un conflitto che ha generato devastazioni e migliaia di vittime. Tuttavia, il futuro della stabilità nella regione resta incerto. Le dichiarazioni di Netanyahu e Biden segnalano che ogni cessazione delle ostilità è subordinata a condizioni difficili da realizzare nel breve termine, mentre sullo sfondo si intensifica la pressione internazionale per un rispetto rigoroso delle leggi di guerra.

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