Crescono le tensioni tra Israele e Hezbollah nel sud del Libano, dove l’esercito israeliano ha sparato nella zona vietata al confine, suscitando la protesta dell’esercito libanese. Secondo le autorità di Beirut, l’azione rappresenta una violazione della tregua stabilita nella regione, alimentando il rischio di escalation in un’area già altamente instabile.
La situazione in Gaza e il messaggio di Netanyahu
Mentre la tensione al confine libanese rimane alta, continuano gli sforzi diplomatici per una tregua a Gaza tra Israele e Hamas. Tuttavia, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha lanciato un avvertimento ai miliziani: “Se la tregua salta, sarà guerra a tutto campo”, sottolineando la determinazione di Israele a intensificare le operazioni militari in caso di mancato accordo.
Corte Penale Internazionale e inchieste interne
In un contesto internazionale teso, la Corte Penale Internazionale (CPI) ha dichiarato la disponibilità a revocare i mandati d’arresto nei confronti del premier Netanyahu e del ministro della Difesa Yoav Gallant, a condizione che Israele avvii un’inchiesta seria sulle accuse mosse nei suoi confronti. La mossa potrebbe rappresentare un’opportunità per Israele di placare parte delle pressioni internazionali.
Il controesodo degli sfollati
Nel frattempo, prosegue il controesodo delle famiglie sfollate dai territori colpiti. Migliaia di persone cercano di tornare nelle loro abitazioni, ma le condizioni rimangono difficili a causa delle infrastrutture devastate e della persistente instabilità.
Le prossime ore saranno cruciali per capire se gli sforzi diplomatici riusciranno a evitare una nuova escalation nel sud del Libano e a Gaza, oppure se la situazione degenererà in nuovi conflitti armati.
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