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Israele colpisce obiettivi militari in Siria: sviluppi e reazioni internazionali

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Secondo alcune organizzazioni non governative, l’esercito israeliano avrebbe sferrato attacchi contro principali siti militari in Siria, intensificando la pressione sul regime di Bashar al-Assad. Parallelamente, fonti militari riportate dai media affermano che la marina israeliana ha condotto una massiccia operazione navale, mirata a distruggere la flotta del regime siriano, per evitare che queste risorse strategiche possano essere utilizzate da forze ostili o cadere nelle “mani sbagliate”.

Nuovo capo per il governo di transizione

Intanto, il leader dei ribelli siriani, Abu Mohammad al-Jolani, ha annunciato la nomina di Muhammad Bashir a capo del governo di transizione con sede a Damasco. Laureato in ingegneria, legge e Sharia, Bashir è un personaggio di spicco che ha già ricoperto ruoli amministrativi nella regione di Idlib. Una delle sue prime mosse è stata la promulgazione di un’amnistia per i militari del regime di Assad, nel tentativo di favorire la pacificazione nazionale.

La capitale, Damasco, appare calma, anche se tensioni rimangono nelle aree circostanti.

Reazioni regionali e internazionali

Le operazioni israeliane hanno suscitato condanne da Egitto e Giordania, che si oppongono alla presenza israeliana nelle alture del Golan. Nel frattempo, l’Unione Europea ha definito la fine del regime di Assad un “momento storico”, ma ha chiarito che i rimpatri in Siria non sono ancora sicuri. Paesi come Germania, Austria e Italia hanno deciso di fermare temporaneamente le richieste di asilo provenienti dalla Siria, preoccupati per una possibile nuova emergenza migratoria.

Le dichiarazioni di Olaf Scholz e Emmanuel Macron indicano una disponibilità a collaborare con i nuovi leader siriani, ma con l’esplicita richiesta di rispetto dei diritti umani e delle minoranze.

Gli USA e la Russia

Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha ribadito che gli Stati Uniti non permetteranno un ritorno dell’Isis o di altre forze estremiste in Siria, dichiarando pieno sostegno alla stabilizzazione della regione.

Sul fronte russo, il presidente Vladimir Putin sembra aver preso le distanze da Assad e sta dialogando con i ribelli per mantenere le basi militari russe in Siria, elemento cruciale della strategia di Mosca in Medio Oriente.

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