(Anas-Mohammed/Shutterstock) L’esercito israeliano ha avviato questa mattina l’operazione “Muro di ferro” nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania, segnando una nuova escalation nel conflitto israelo-palestinese. L’attacco, preannunciato nei giorni scorsi dalle IDF (Forze di Difesa Israeliane), ha provocato finora otto vittime e almeno 35 feriti, secondo quanto riportato dall’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) attraverso l’agenzia Wafa.
Il campo di Jenin, uno dei 19 campi profughi costruiti in Cisgiordania dopo la creazione di Israele nel 1948, è considerato da Israele un centro di resistenza armata palestinese e un focolaio di attività terroristiche.
Le dichiarazioni del presidente israeliano
Nel frattempo, il presidente israeliano Isaac Herzog, intervenendo al World Economic Forum di Davos, ha descritto la situazione come critica ma non priva di speranza.
“Siamo ancora in guerra, ma c’è un’opportunità per il cambiamento. Il cessate il fuoco iniziato domenica è stato un momento molto significativo, una grande benedizione, perché stiamo lavorando per riportare a casa gli ostaggi”, ha dichiarato Herzog.
Nonostante questo spiraglio, il presidente ha sottolineato la continua minaccia rappresentata dall’Iran, accusato di sponsorizzare il terrorismo attraverso organizzazioni come Hamas e i ribelli Houthi nella regione.
Una situazione tesa e in evoluzione
La Cisgiordania rimane teatro di forti tensioni, con episodi di violenza che si susseguono e alimentano un conflitto che coinvolge non solo Israele e Palestina, ma anche le dinamiche geopolitiche più ampie del Medio Oriente. L’operazione “Muro di ferro” rappresenta un ulteriore capitolo in una crisi che continua a mietere vittime e a segnare profondamente le vite dei civili coinvolti.
Leave a Reply