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Caso Almasri: governo smentisce indagine Cpi contro l’Italia

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ROMA – Non si placa la vicenda legata a Muhammad al-Masri, il comandante libico accusato di torture, dopo la notizia diffusa dal quotidiano Avvenire, che ha riportato una comunicazione inviata via email alla Corte Penale Internazionale (CPI) da un cittadino sudanese, vittima insieme alla moglie delle brutalità del comandante. L’ipotesi che la CPI avrebbe avviato un’indagine sull’operato del governo italiano per “ostacolo all’amministrazione della giustizia” ha sollevato un acceso dibattito. Tuttavia, l’esecutivo italiano ha prontamente smentito, precisando che non esiste alcun procedimento aperto a carico del governo italiano.

La stessa Corte Penale Internazionale ha chiarito tramite un portavoce che, secondo lo Statuto di Roma (trattato istitutivo del tribunale), chiunque, in qualsiasi parte del mondo, può inviare informazioni al procuratore della CPI. Si tratta di “comunicazioni”, ma l’ufficio del procuratore non commenta in merito a queste segnalazioni. Nel frattempo, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio sta valutando la possibilità di formalizzare una richiesta di chiarimenti alla CPI in merito alle incongruenze riscontrate nelle procedure relative al mandato di arresto di Almasri.

La segnalazione alla CPI

La comunicazione inviata alla CPI sostiene che, non consegnando Almasri alla Corte, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, insieme ai ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, abbiano abusato dei loro poteri esecutivi per disobbedire ai loro obblighi internazionali e nazionali. La missiva, protocollata dalla Corte, fa riferimento all’apertura di un fascicolo a L’Aja, come riportato da Avvenire, che ha pubblicato un’immagine parziale di un documento contenente un numero seriale.

Tuttavia, fonti governative hanno smentito questa notizia, dichiarando che al momento non esiste alcun procedimento ufficiale contro l’Italia presso la CPI. Secondo quanto riferito dalle stesse fonti, il procuratore della CPI non ha ricevuto alcuna denuncia ufficiale del cittadino sudanese, ma solo una comunicazione via mail all’indirizzo dedicato dell’ufficio del procuratore. Ogni comunicazione ricevuta viene vagliata singolarmente, e solo se ritenuta fondata può generare un procedimento, che richiede mesi. Inoltre, tale processo viene mantenuto riservato, a meno che il denunciante non decida di renderlo pubblico.

Infine, dopo l’incontro con il presidente della CPI Tomoko Akane, il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa ha sottolineato l’indipendenza e l’imparzialità della Corte Penale Internazionale, ribadendo che la CPI agisce senza interferenze esterne.

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