(Kutsenko Volodymyr/Shutterstock) Sale a 74 il numero dei civili feriti, inclusi 13 bambini, in seguito al devastante raid missilistico russo sulla città di Sumy, situata lungo il confine con la regione russa del Kursk. A riferirlo sono i media locali, citando fonti dei servizi di emergenza ucraini, che stanno ancora lavorando senza sosta tra le macerie per prestare soccorso alla popolazione colpita.
L’attacco, che ha causato gravi danni anche alle infrastrutture civili, si inserisce in un quadro di tensioni sempre più alte, mentre sul fronte diplomatico si tenta di riaprire spiragli di dialogo.
Negoziati in corso a Riad tra Russia e Stati Uniti
Parallelamente all’escalation militare, proseguono i delicati negoziati tra Mosca e Washington ospitati a Riad, in Arabia Saudita. La delegazione russa è rappresentata dal capo del Comitato internazionale del Consiglio della Federazione, Grigory Karasin, e dal consigliere del direttore dell’FSB, Sergei Beseda. Obiettivo dichiarato: esplorare vie diplomatiche per arrivare a un possibile cessate il fuoco.
La Casa Bianca avrebbe come priorità quella di raggiungere un accordo di tregua entro il 20 aprile, data simbolica che quest’anno coincide con la celebrazione della Pasqua sia per la Chiesa cattolica che per quella ortodossa. Tuttavia, la strada appare in salita, anche per le divergenze di visione interna agli stessi attori coinvolti.
Le dichiarazioni che fanno discutere
A gettare ulteriore benzina sul fuoco sono state alcune recenti dichiarazioni. Donald Trump, ex presidente degli Stati Uniti, ha affermato con sicurezza: «Solo io posso far cessare la guerra», lasciando intendere che un suo ritorno sulla scena politica sarebbe decisivo per chiudere il conflitto.
Ma a suscitare forti polemiche sono state soprattutto le parole dell’inviato americano Witkoff, che ha definito il presidente russo Vladimir Putin “non una cattiva persona”, anzi “molto intelligente”. Un giudizio che ha sollevato reazioni contrastanti negli ambienti politici e dell’opinione pubblica occidentale.
Zelensky: “La Russia influenza la Casa Bianca con la disinformazione”
A reagire con fermezza è stato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che in un’intervista al Time ha lanciato un duro monito: «Credo che la Russia sia riuscita a influenzare alcune persone del team della Casa Bianca attraverso la disinformazione». Secondo Zelensky, Mosca avrebbe convinto parte dell’amministrazione americana che «gli ucraini non vogliono porre fine alla guerra e che bisognava fare qualcosa per costringerli».
Parole che sottolineano quanto la battaglia sul campo si accompagni sempre di più a una guerra parallela combattuta sul piano della comunicazione e delle relazioni diplomatiche.
Intanto, la popolazione civile continua a pagare il prezzo più alto, come dimostra il tragico bilancio dell’ultimo attacco su Sumy.
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