WASHINGTON / BRUXELLES / PECHINO – Colpo di scena sul fronte dei dazi. Il tycoon Donald Trump, sempre più protagonista della scena economico-politica globale, ha annunciato una tregua immediata di 90 giorni sulle tariffe reciproche con l’Europa, con l’obiettivo di rilanciare i negoziati e spingere verso l’intesa sul dossier “zero dazi” per il settore industriale.
Ma se da un lato il presidente americano tende la mano a Bruxelles, dall’altro inasprisce il confronto con Pechino: le tariffe contro la Cina sono state aumentate al 125%, portando l’imposizione complessiva al 145%, una risposta diretta alla mossa cinese di innalzare i propri dazi sull’import americano fino all’84%.
Durissima la reazione della portavoce del ministero del Commercio cinese, He Yongqian: “Non accetteremo mai pressioni estreme e bullismo da parte degli Stati Uniti”, ha dichiarato in una nota ufficiale.
L’Europa segue gli USA, Meloni in missione alla Casa Bianca
La Commissione Europea ha seguito la linea americana, decretando a sua volta lo stop per 90 giorni all’applicazione delle tariffe sui prodotti di importazione americana, nel tentativo di evitare un’escalation e favorire un percorso diplomatico. Intanto, la premier italiana Giorgia Meloni si prepara per la missione del 17 aprile alla Casa Bianca, dove è previsto un vertice con Trump proprio sui temi di economia, difesa e relazioni transatlantiche.
Mercati in fibrillazione: vola Piazza Affari, crolla Wall Street
L’effetto immediato del parziale dietrofront americano si è visto sui mercati: Piazza Affari ha chiuso in forte rialzo, con il Ftse Mib che ha guadagnato il 4,73% raggiungendo quota 34.277 punti. In generale, le principali Borse europee hanno beneficiato del clima di distensione con Washington.
In controtendenza, invece, Wall Street crolla sotto il peso delle tensioni con la Cina e dei timori di recessione. Il Dow Jones ha perso il 5,37%, il Nasdaq è sceso del 7,14%, mentre lo S&P 500 ha lasciato sul terreno il 6,10%. Un tracollo che secondo molti analisti è stato innescato dal crollo del mercato dei Treasury statunitensi e dai toni allarmistici del CEO di JPMorgan, Jamie Dimon, che ha parlato apertamente di rischio recessione.
Il dollaro vacilla, cresce la sfiducia nei mercati
Altro segnale del momento delicato per l’economia americana è rappresentato dal crollo del dollaro, che ha toccato i minimi dallo scorso ottobre. L’indice che misura la valuta statunitense contro sei valute principali è in calo del 2,1%. Gli analisti leggono in questo movimento il timore crescente che il primato del dollaro sia messo in discussione, con molti Paesi pronti a diversificare le riserve valutarie per ridurre la dipendenza dagli USA.
Mentre l’Europa tenta di mediare e Pechino alza la voce, l’amministrazione Trump si muove su un crinale instabile tra elezioni imminenti, pressioni interne e scenari geopolitici sempre più complessi. Le prossime settimane saranno decisive per comprendere se la tregua commerciale con Bruxelles sarà l’inizio di una nuova fase diplomatica o solo una pausa strategica prima di nuove turbolenze.
Leave a Reply