(Drop pf Light/Shutterstock) TEL AVIV – Il governo israeliano ha dato il via libera a un piano di espansione militare su larga scala nella Striscia di Gaza, segnando un nuovo e preoccupante capitolo nel conflitto israelo-palestinese. Secondo fonti ufficiali, il piano prevede una “invasione massiccia” del territorio e la conquista dell’intera Striscia, con una presenza militare a tempo indeterminato.
L’operazione dovrebbe essere lanciata subito dopo la visita del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, attesa nella regione la prossima settimana. Una tempistica che lascia intendere un possibile via libera politico americano all’azione militare.
Il primo ministro Benyamin Netanyahu ha confermato l’intenzione di procedere, dichiarando:
“La raccomandazione dello Stato maggiore è chiara: procedere con un’operazione su larga scala. E lo faremo.”
Tra i punti più controversi del piano vi è anche lo sfollamento forzato di centinaia di migliaia di civili palestinesi, un’ipotesi che ha già sollevato forti preoccupazioni internazionali e nuove tensioni diplomatiche, in particolare da parte di organizzazioni umanitarie e Paesi della regione.
Hamas: “I negoziati sulla tregua non hanno più senso”
Sul fronte palestinese, il clima è tesissimo. Bassem Naim, esponente dell’ufficio politico di Hamas, ha dichiarato all’agenzia AFP che:
“I negoziati sulla tregua non hanno più alcun senso.”
Hamas denuncia un peggioramento catastrofico della crisi umanitaria nella Striscia e accusa Israele di condurre “una guerra della fame” contro la popolazione civile. Naim ha inoltre lanciato un appello alla comunità internazionale, chiedendo un intervento deciso per fermare quella che definisce “una campagna di pulizia etnica”.
Attacchi anche in Yemen e al confine nord: rischio escalation regionale
Intanto, il conflitto sta rapidamente travalicando i confini di Gaza. Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno confermato attacchi mirati contro obiettivi in Yemen, ritenuti collegati a gruppi armati ostili. Al contempo, esplosioni sono state segnalate al confine tra Siria e Libano, alimentando i timori di un’estensione del conflitto anche al fronte nord.
Con una situazione sempre più instabile, la diplomazia internazionale appare in forte difficoltà. Le iniziative di mediazione si scontrano con la radicalizzazione delle posizioni in campo e la popolazione civile – in particolare nella Striscia di Gaza – continua a subire le conseguenze più drammatiche, tra blackout, carenza di cibo, mancanza di assistenza sanitaria e un crescente numero di vittime.
L’escalation potrebbe ora assumere dimensioni regionali, coinvolgendo più fronti contemporaneamente e rendendo ancora più urgente un intervento politico a livello globale.
Leave a Reply