GAZA – È di almeno 36 vittime il bilancio provvisorio del raid israeliano che nella giornata di ieri ha colpito una scuola nella città di Gaza, dove avevano trovato rifugio numerosi sfollati. La struttura era stata trasformata in un centro di accoglienza temporaneo, come accaduto a molte scuole dell’area nelle ultime settimane a causa dell’escalation del conflitto. La dinamica dell’attacco è ancora in fase di verifica, ma le immagini diffuse da fonti locali mostrano gravi danni all’edificio e numerosi feriti.
Nel frattempo, l’inviato americano Steve Witkoff, impegnato nei colloqui con le parti per il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas, ha dichiarato di “sperare in sviluppi tra oggi e domani”. I contatti indiretti tra le delegazioni proseguono sotto la mediazione del Qatar e dell’Egitto.
GHF: via alla distribuzione degli aiuti umanitari
In un contesto umanitario sempre più critico, la Gaza Humanitarian Foundation (GHF) – un’iniziativa sostenuta da Stati Uniti e Israele – ha avviato le prime operazioni di distribuzione di aiuti alimentari nella Striscia di Gaza. I primi camion carichi di cibo sono arrivati in alcuni nuovi centri di distribuzione, da cui le forniture sono state consegnate ai cittadini palestinesi.
Dopo le critiche apparse sulla stampa israeliana, che accusavano la GHF di ritardi nella messa in opera delle attività, la fondazione ha pubblicato immagini di persone in fila per ricevere gli aiuti. Sebbene non siano stati forniti numeri precisi sulle quantità distribuite, è stato annunciato che altri camion sono in arrivo per domani e che il flusso di aiuti aumenterà nei prossimi giorni.
La GHF ha anche denunciato presunti tentativi di sabotaggio da parte di Hamas, compresi – secondo la fondazione – episodi di minacce di morte rivolte a gruppi umanitari che hanno collaborato con la rete di distribuzione e tentativi di impedire l’accesso dei civili ai centri.
La situazione resta estremamente tesa. Le operazioni militari israeliane proseguono nel centro e nel sud della Striscia, mentre gli sforzi diplomatici internazionali cercano una via d’uscita dall’impasse politico e umanitario.
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