La tensione tra Israele e Iran ha raggiunto un nuovo, drammatico livello. Nella serata di domenica 14 giugno, un’ondata di attacchi missilistici ha colpito il territorio israeliano, lanciati direttamente dall’Iran. Le esplosioni sono state udite nel centro di Tel Aviv e nel nord del Paese, dove un missile ha colpito un edificio residenziale sulla costa mediterranea, provocando 14 morti e quasi 400 feriti, secondo le autorità israeliane. Tra le vittime figurano donne e bambini, inclusi due minori deceduti a Bat Yam, località a sud della capitale.
La risposta israeliana non si è fatta attendere. L’esercito di Gerusalemme ha colpito diversi obiettivi strategici in Iran, tra cui l’aeroporto di Mashhad, definito “l’attacco più profondo dall’inizio dell’operazione militare”, e il quartier generale del programma nucleare iraniano a Teheran. Bombardamenti hanno interessato anche edifici governativi, tra cui – secondo fonti iraniane – una struttura del Ministero degli Esteri.
Il bilancio iraniano è pesantissimo: almeno 400 morti e 650 feriti, stando a fonti ufficiali di Teheran. Tra le vittime figura anche il capo dell’intelligence dei Guardiani della Rivoluzione e il suo vice, eliminati in un raid aereo mirato.
Teheran minaccia una “risposta devastante”
In un clima di crescente allarme, un alto funzionario iraniano ha minacciato una “risposta devastante” agli attacchi subiti. Intanto, il regime ha annunciato l’arresto di due presunti agenti del Mossad nella provincia di Alborz, accusati di pianificare attentati con esplosivi e dispositivi elettronici.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, in un discorso alla nazione, ha dichiarato:
“Teheran pagherà per le donne e i bambini uccisi. Non resteremo in silenzio davanti al terrorismo.”
Parole dure che confermano un’escalation ormai fuori controllo.
Diplomazia paralizzata, ma il mondo osserva con crescente preoccupazione
La comunità internazionale è in fermento. Il presidente americano Donald Trump ha dichiarato di essere “in pressing per un accordo il prima possibile”, pur non escludendo un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti nel conflitto. Ha aperto alla possibilità di una mediazione russa, affidata a Vladimir Putin, ma ha anche rivelato di aver posto il veto su un presunto piano per eliminare la Guida Suprema iraniana, Ali Khamenei. Una strategia che Netanyahu ha smentito, parlando di “notizie infondate”.
Sul fronte europeo, l’Alto rappresentante dell’UE Kaja Kallas ha convocato una riunione straordinaria dei ministri degli Esteri per martedì, in videoconferenza, con l’obiettivo di coordinare una risposta comune e valutare iniziative di contenimento.
L’incubo di un conflitto regionale su larga scala
Gli analisti concordano: la situazione attuale rappresenta la peggiore escalation nella storia recente delle relazioni tra Israele e Iran. Le possibilità di de-escalation si fanno sempre più deboli, mentre cresce il rischio di un coinvolgimento diretto di altri attori regionali e internazionali, tra cui Hezbollah, le milizie sciite in Iraq e Siria, e le forze americane presenti nell’area.
La regione mediorientale sembra sospesa sull’orlo di un conflitto su scala regionale o, potenzialmente, globale. Mentre le sirene d’allarme continuano a suonare a Tel Aviv, e le esplosioni squarciano il cielo su Teheran, il mondo trattiene il fiato.
Leave a Reply