[ad_1]
di BEATRICE GALLUZZO – Da circa 72 ore buona parte della nostra penisola, specie il Mezzogiorno d’Italia, brucia. Nonostante nella giornata di ieri sia stato domato l’incendio sviluppatosi nei dintorni di Napoli, nel territorio di San Giuseppe Vesuviano, migliaia di ettari continuano ad essere divorati dalle fiamme: come si legge nel comunicato rilasciato dalla Protezione Civile, aggiornato alle ore 18.20, solo nella giornata di ieri il Centro Operativo Aereo Unificato (COAU) del Dipartimento ha ricevuto 51 richieste d’intervento aereo, la maggior parte dalla Sicilia (16), seguita dalla Campania (8) e dalla Calabria (7). L’entità e la gravità degli incendi ha attivato la flotta antincendio dello Stato, una delle più grandi d’Europa, composta da 41 assetti tra Canadair ed elicotteri di Vigili del fuoco e Forze armate. Si tratta del terzo dispiegamento di forze più ampio mai raggiunto, dopo il 2010 e il 2007, passato agli annali come anno tragico degli incendi in Italia.
San Vito: panico nel resort |
A Reggio Calabria e Cosenza queste giornate infernali sono costate la vita a due agricoltori, prime vittime degli incendi di quest’estate. Uno di questi, 68enne di Cessaniti, è caduto in un fosso investito dalla colonna di fumo che si levava dal suo uliveto; il secondo, 69 anni, è stato trovato senza vita nel suo stesso terreno, situato a San Pietro in Guarano. Secondo il dossier incendi di Legambiente proprio la Calabria è stata la seconda regione più colpita dai fenomeni incendiari: 5.826 ettari di terreni in fumo. Al primo posto, in questa classifica tragica, si pone invece una Sicilia che, seppure può tirare al momento un sospiro di sollievo in quanto gli incendi pare non abbiano fatto vittime, al contempo vede 13.052 ettari del suo territorio dati in pasto alle fiamme. Dopodichè, sempre in termini di ettari, le regioni che hanno registrato i danni più consistenti sono Campania, Lazio, Puglia, Sardegna. Per dare una proporzione del fenomeno, solo in queste prime settimane d’estate, da metà giugno fino ad oggi, i territori andati distrutti sono, in percentuale, pari al 93,8% del totale della superficie bruciata in tutto il 2016.
Sud Italia in fiamme |
Aldilà dei consistenti danni ambientali, ad acuire la rabbia e la vergogna sono anche altre considerazioni. Il fatto, per esempio, che la maggior parte degli incendi sia dovuta alla mano criminale di ecomafiosi e piromani. Oppure, l’idea che tra un numero esiguo e prevedibile di incendi in un territorio notoriamente secco ed arido come il Sud Italia, e i roghi indomabili che si sono verificati e diffusi a macchia d’olio praticamente dalla Toscana in giù, ci passa l’azione (ir)responsabile delle Regioni e della Pubblica Amministrazione. Campania e Lazio, per esempio, non hanno ancora approvato l’AIB (piano antincedio boschivo). Gravi ritardi anche in Sicilia, che non ha provveduto a sottoscrivere la Convenzione con il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, in Calabria e in Puglia, che è stata virtuosa nell’approvazione dell’AIB con dovuto anticipo, ma resta carente nell’attivazione dei Centri Operativi Provinciali e nell’indicazione dei numeri dei soggetti impiegati nella lotta agli incendi boschivi.
Leave a Reply