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di ILEANA CIRULLI – Mercoledì 19 luglio un capotreno, ex dipendente Wagon Lits ricollocato in Trenord, ha denunciato ai carabinieri di Codogno di essere stato aggredito da un ragazzo di origine africana, alto, magro e con i capelli raccolti in dreadlocks, sul Regionale Trenord, mentre percorreva la tratta Piacenza-Milano.
Il racconto, però, non convinceva la polizia e, grazie ai filmati delle telecamere delle ferrovie, la Squadra mobile e Polfer è riuscita a ricostruire la vera versione dell’accaduto. Agli investigatori, il 45enne ha dichiarato di essere stato aggredito mentre cercava di difendersi dal ragazzo di colore che non era in possesso del biglietto per viaggiare sul treno; successivamente, il giovane avrebbe sbloccato le porte del vagone per poter fuggire, mentre il treno era in corsa. Le immagini delle telecamere della stazione lodigiana attestano, però, che al momento dell’apertura forzata delle porte non vi fosse nessuno nel vestibolo fuorché il capotreno e che nessuno era stato ripreso balzare giù dal vagone e fuggire nei campi.
Secondo la polizia, il ferroviere sarebbe andato in bagno e si sarebbe ferito, conficcandosi nella mano destra un coltello lungo 11 centimetri – che si è portato lui stesso da casa -, in un secondo momento ha azionato l’apertura forzata delle porte del treno, per simulare la fuga dell’aggressore. Messo alle strette, il capotreno ha ammesso di essersi procurato da solo le ferite per richiamare l’attenzione sulla mancanza di sicurezza, in cui sono costretti a lavorare i dipendenti di Trenord sulle linee lombarde. Il ragazzo che era stato indicato dall’uomo è un senzatetto che frequenta proprio quel treno.
Il procuratore di Lodi ha dichiarato: «Il dipendente Trenord ci ha detto di essere stato minacciato dal giovane e di aver agito di conseguenza per prevenire un’eventuale aggressione, dopo che in passato era stato vittima di altri spiacevoli episodi. Una persona esasperata, ma il suo gesto ha dell’incredibile». Il 45enne, sposato e con due figli, è stato accusato di interruzione di pubblico sevizio, di calunnia e di simulazione di reato.
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