100 anni fa: la Battaglia di Caporetto

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di NICOLA ZUCCARO. Alle ore 2.00 del 24 ottobre 1917 ha inizio con lo scontro che contrappose il Regio Esercito italiano alle forze austro-ungariche e tedesche, la battaglia di Caporetto. Terminata il 12 novembre dello stesso anno, rappresentò, a causa del ripiegamento delle milizie italiane sul Piave, la più grave sconfitta nella e della storia militare italiana, dopo il 1861. Non è nello scopo dello scrivente, in questa rubrica, quello di approfondire i dettagli della stessa ma di evidenziare come, anche attraverso la destituzione del Gen. Luigi Cadorna (poi sostituito dal Gen. Armando Diaz), quell’avvenimento, improvvisamente, entrò nella lingua italiana. Il termine “Caporetto” quale sinonimo di disfatta per alcuni o di sconfitta militare per altri (fra questi l’attuale Capo di Stato di Maggiore della Difesa Gen. Graziano), divenne dal 1917, quel caposaldo attraverso il quale, l’opinione pubblica italiana, ha puntualmente e cinicamente impostato le sue analisi su eventi (in primis politico-elettorali, sportivi), nel tentativo di individuare le responsabilità di disastri e/o di disfatte (diverse da quelle militari), producendo dei Processi pubblici, negli ultimi tempi, sovradimensionati, dall’invasione dei nuovi mezzi di comunicazione. Ma a quel termine – quale simbolo per eccellenza del disfattismo italiano – non si è quasi mai contrapposto come lo fu nel 1917 e nel successivo 1918, un sostantivo “positivo”, capace di “bilanciare” e al tempo stesso di segnare quel voltar pagina, dinanzi ad un qualsiasi insuccesso italico. E’ la triste eredità e non solo un semplice rammarico, consegnata dalla battaglia di Caporetto, per il presente e per il futuro dell’Italia.

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