Regia: Matteo Rovere, sceneggiatura Matteo Rovere, Filippo Gravino, Francesca Manieri, fotografia Daniele Ciprì.
Interpreti: Alessandro Borghi, Alessio Lapice,
Massimiliano Rossi, Tania Garribba.
Produzione: Italia, Belgio 2019.
di WALTER CANNELLONI. ROMA – “Un Dio che si comprende non è un Dio”: con questa citazione teologica di William Somerset Maugham, scrittore inglese del Novecento, si apre “Il primo re”, pellicola sulla storia della fondazione di Roma vista attraverso gli occhi di Remo, e riflessione sulla religione dei nostri padri e la nostra.
Il film inizia con un’esondazione del Tevere che trascina Romolo e Remo, che vivono come cani randagi, nelle mani degli uomini di Alba, che li incatenano e li portano nella città laziale.
Qui, dopo una ribellione sanguinosa, i fratelli, insieme a un manipolo di prigionieri, si liberano violentemente e fuggono.
Romolo è rimasto gravemente ferito nel combattimento, ma vuole portare con sé la Vestale che custodisce il fuoco sacro e interpreta il volere degli dei.
Per sottrarsi alla vendetta degli “uomini di ferro” della città di Alba, Remo trascina Romolo ferito, difendendolo a spada tratta, nell’attraversamento della foresta del Velio, abitata da una tribù bellicosa.
Gli altri uomini del manipolo di fuggitivi ritengono che Romolo, che ha toccato la Vestale, sia maledetto dagli dei e vorrebbero eliminarlo per non far cadere la maledizione su di loro.
Tutti hanno fame e Remo, che è il più forte di quegli uomini, si avventura nella pericolosa foresta per cacciare e trovare del cibo. Affida il fratello Romolo alla protezione della Vestale e si inoltra nella foresta a caccia di animali: tornerà con un gigantesco cervo abbattuto, dando da mangiare a tutti.
Remo si autoproclama re di quegli uomini disperati e li guida nella vittoriosa battaglia contro i Velienses, gli abitanti della foresta.
Quando entrano nel villaggio dei guerrieri sconfitti, Remo si trova davanti solo vecchi, donne e bambini: si stabiliranno lì anche loro, sulle sponde del Tevere, per far recuperare le forze a Romolo.
Intanto la Vestale, in una cerimonia religiosa, scrutando le viscere degli animali, vaticina che di due fratelli ne resterà uno solo, che fratello ucciderà fratello, dando origine a una stirpe che non avrà eguali nel mondo.
Remo non accetta quella profezia e, con un atto di superbia tutto umano, compie una serie di empietà: uccide il vecchio e innocuo capo-tribù dei Velienses, fa incendiare tutte le capanne del villaggio tranne quelle dei propri uomini e, soprattutto, abbandona nella foresta, compiendo un atto sacrilego, la sacra Vestale.
Ormai si è messo contro gli dei, di cui pensa di poter fare a meno, in un impeto di agnosticismo pericoloso e controproducente ed ergendosi ad artefice unico della propria fortuna.
La Vestale, prima di morire, lo invita a scappare per non far avverare la profezia e Remo abbandona il villaggio nella notte.
Sarà Romolo, che è ormai guarito, a riaccendere il fuoco sacro che si era spento, affidandolo a una nuova Vestale.
Intanto, gli “uomini di ferro” di Alba sono piombati sui fuggitivi. Romolo, che è diventato il capo dei Velienses, combatte vittoriosamente al fianco di Remo per fermare la minaccia di Alba, ma quando Romolo proclama la sua terra zona sacra, Remo, con un atto blasfemo, scavalca il cerchio del fuoco sacro e costringe Romolo a ucciderlo.
Il destino si è compiuto e il “primo re” potrà dire:”Tremate, è nata Roma”. E’ il 753 a.c., e la storia della Città Eterna, che conquisterà il mondo allora conosciuto, si apre con un sanguinoso fratricidio e con il dolore di una famiglia.
Film “religioso” come pochi (non a caso recitato in latino come una messa cantata e “doppiato” dai sottotitoli in italiano), e apologo sui grandi temi della fede: il volere imperscrutabile degli dei (o del dio, se preferite), la scelta dell’ateismo come risposta tutta umana a quel volere imperscrutabile, la credenza superstiziosa opposta al vero sentire religioso.
Insomma, un piccolo e insolito capolavoro del regista Matteo Rovere: anche le scene di violenza, che pure sono numerose, non rimangono fini a se stesse ma descrivono storicamente la ferocia dei tempi che correvano in quell’alba di Roma.
Insomma, un film da non perdere per quanti amano la storia della Città Eterna e si interrogano sugli eterni, sempre attuali temi dell’umanità, come la brama di potere, l’amore fraterno e il destino di ognuno di noi, con quello “spirto guerrier ch’entro mi rugge” (Ugo Foscolo).
Il film è disponibile in DVD.
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