Zingaretti e il nuovo PCI. Ma l’Italia e’ pronta?

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di BENNY MANOCCHIA – La stampa italiana ha parlato di un “ritorno” del PCI. Ma perche’, era morto? Hanno cambiato negli anni il nome, non li ricordo tutti, pero’ erano partito comunista a tutti gli effetti. D’altronde, anche il partito fascista non era completamente sparito. Anche li’, bastava cambiare il nome. Come hanno fatto. 

Ora Zingaretti e’ sicuro di riuscire nel compito, non facile, di “resuscitare” il vecchio simbolo “fasce e martello”. E’ convinto, evidentemente, di avere la massa pubblica attorno, pronta a riprendere la marcia di una volta, spinta dalle note di “Bella ciao”. Credo che Zingaretti sia altresi’ convinto di una cosa: il dietro front (o giravolta) di Renzi, che cerca di rientrare in un mondo diciamo piu’moderno, lo aiuta moltissimo. I fatti ci diranno se ha ragione.

I lettori si chiederanno perche’, dagli Stati Uniti, mi intrometto (senza pretese, comunque) negli affari politici italiani, presentando alcune osservazioni. Ebbene vorrei rispondere cosi’: oggi l’Italia politica e’ di particolare interesse per Washington. Cosi’,  conoscendo alcuni personaggi della politica statunitense,mi e’ possibile capire le loro reazioni, spesso private, sui fatti che accadono in Italia. E posso dire che la reazione sulla decisione di Zingaretti rende ancora piu’ duro il rapporto USA-Italia, specialmente dopo il “calo di simpatia” tra Trump e Conte.

Certo in Italia potranno anche fregarsene se Washington non vede di buon occhio il discorso sulla eventualita’ di una rinascita del comunismo in Italia. Ogni nazione ha il diritto di  fare le cose come vuole. Riaprire la bara di un partito non piu’ tanto amato dal popolo italiano potrebbe significare un errore irreparabile.

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