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USA-Italia: nonostante tutto,a Pasqua volemose bene…

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di BENNY MANOCCHIA – Come eravamo generalmente considerati negli Stati Uniti? Quando arrivai la prima volta, mi accorsi presto che  gran parte degli americani non digeriva gli italiani che vivevano in America. Non riuscivamo a integrarci. Una sensazione che si poteva  avvertire dagli  sguardi, o da sfumature. Il vero odio verso gli italiani, quello saldamente radicato nel fondo dell’animo, gli americani lo dimostravano schernendo le cose che ci stavano piu’ a cuore o, delle quali, a torto o a ragione andavamo fieri. 

Ci dicevano e ripetevano che loro, gli yankees, stavano imparando il calcio dagli inglesi, perche’ da noi italiani avrebbero potuto imparare soltanto come imbrogliare sul campo o come piangere per una spintarella. Piu’ avanti, per gli americani la Ferrari era tutto un bluff, uno scatolone di plastica e cartone per gli allocchi. Persino hanno sostenuto che Cristoforo Colombo non era italiano, e comunque non scopri’  niente perche’ i norvegesi erano approdati in America mille anni prima.

Una volta una donna mi disse in faccia “I can’t stand italians”, non posso soffrire gli italiani. Una volta tanto trovavi una coppia che era stata per una bella settimana in Italia, senza comunque tralasciare il pessimo servizio nei ristoranti, i costi aumentati per i turisti, gli orari dei treni non rispettati, gli “sciocchi che non capiscono che portiamo i nostri dollari nella vostra nazione indebitata”.

Oggi molte cose sono cambiate. Oggi siamo noi italiani in America a parlare del loro calcio ridicolo imparato dagli inglesi. Dei loro ristoranti frequentati per la maggior parte da yankees in cerca di cibo di casa nostra. Dei dollari che migliaia  e migliaia di italiani portano in USA, spendendo e spandendo lungo le avenues di Manhattan. Della loro cieca gelosia nei confronti di un paese eccezionale, forse non ricco come gli Stati Uniti (25 trilioni di dollari di debito pubblico) ma spesso felice piu’ di quanto si possa pensare.

Ma e’ meglio che mi fermi qui. A Pasqua dobbiamo volerci bene.Vero, vecchi gelosoni della malora?

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