(Agenzia DIRE) Roma – “Enorme preoccupazione” per “l’ordine di sgombero immediato”, che costringerà oltre un milione di persone “a sofferenze impensabili: la finestra di 24 ore non è fattibile”: questa la testimonianza che all’agenzia Dire affida Chiara Saccardi, responsabile di Azione contro la Fame per il Medio Oriente. La referente dell’ong parla dall’Europa, ma è in costante contatto con “20 operatori che abbiamo nella Striscia, e che abbiamo già allertato”.
L’annuncio di Tel Aviv di sfollare la metà della popolazione dell’enclave palestinese segue intensi bombardamenti sulla Striscia, e nelle ultime ore contro i tunnel sotterranei attraverso cui transiterebbero armi e uomini di Hamas, il movimento politico-militare che sabato ha attaccato il sud di Israele uccidendo oltre mille persone.
Nel frattempo, l’esercito ha ammassato carri-armati lungo la barriera di separazione, per prepararsi a un’invasione di terra, dopo giorni di bombardamenti sferrati dal cielo e dal mare che hanno causato oltre 1.500 morti e quasi 7mila feriti.
L’ultimatum di Tel Aviv secondo Saccardi “a livello umanitario avrà un impatto incredibile e metterà una pressione altissima sulle capacità già completamente esauste di accoglienza a sud della Striscia. Sappiamo che il blocco totale fa sì che non ci sia disponibilità di acqua, cibo, corrente carburante. Espone la popolazione a una situazione assolutamente impossibile da gestire: non è umanamente possibile che così tante persone potranno spostarsi”.
Il pensiero della responsabile va soprattutto “alle persone più vulnerabili: anziani, bambini, donne incinte, disabili. Speriamo che si possa quantomeno negoziare l’accesso di convogli umanitari per portare viveri e beni di prima necessità per alleviare queste sofferenze”. Azione contro la fame, presente nella Striscia di Gaza dal 2005 con programmi per portare acqua, sistemi igienico-sanitari, formazione in ambito agricolo e per aiutare i giovani a trovare lavoro, è stata tra le prime ong a chiedere l’apertura di corridoi umanitari dall’inizio della guerra.
La Striscia già subisce da 16 anni un blocco alle importazioni, come ricorda ancora alla Dire il direttore dell’ong Simone Garroni, anche lui collegato dall’Europa. “L’assedio totale di questi giorni ha peggiorato una situazione già fragile” dice Garroni. Le forniture di elettricità e carburante che arrivano da Israele servono ad alimentare gli impianti per la potabilizzazione dell’acqua e la desalinizzazione”, perché i circa 2,2 milioni di abitanti impiegano anche l’acqua del mare. Ma gli impianti sono alimentati anche “col gasolio, quindi interrompere le forniture di carburante”, chiarisce, “mette a rischio altri impianti per il trattamento dell’acqua, nonché lascia senza luce gli edifici tra cui gli ospedali ma anche le fattorie: senza incubatori per i pulcini, si perdono fonti di cibo”.
Ancora Garroni: “Nei giorni scorsi, l’Ufficio delle Nazioni unite per il coordinamento degli Affari umanitari aveva fatto sapere che il 60% dei negozi aveva riportato danni, mentre l’abbandono degli allevamenti e delle attività agricole ha determinato una riduzione di oltre le metà della farina, di tre quarti delle uova, del 40% delle verdure e di 35mila litri di latte ogni giorni. Paralizzata anche la pesca. I nostri operatori riferiscono che sono stati attaccati anche centri per le telecomunicazioni, scuole, ospedali, centri commerciali, università, edifici residenziali, banche, centri logistici e magazzini commerciali”.
Leave a Reply