La situazione in Siria si aggrava ulteriormente con la caduta di Hama, città strategica nella Siria centrale, nelle mani dei ribelli sostenuti dalla Turchia. L’esercito siriano ha confermato il ritiro delle proprie truppe, dopo l’ingresso delle fazioni armate guidate da Hayat Tahrir al-Sham, gruppo jihadista sunnita radicale. La città, teatro nel 1982 di un sanguinoso massacro da parte del regime di Hafez Assad, padre dell’attuale presidente Bashar, rappresenta un simbolo chiave nella storia recente del Paese.
La presa di Hama e la liberazione dei detenuti
Secondo quanto riportato dall’esercito siriano, i ribelli hanno “sfondato diversi fronti della città” e sono entrati a Hama, obbligando le forze governative a ripiegare fuori dal centro urbano. Contestualmente, Hassan Abdel Ghani, comandante di Hayat Tahrir al-Sham, ha rivendicato la liberazione di “centinaia di detenuti” dalla prigione centrale della città, definendo l’operazione un atto di giustizia per le vittime delle repressioni governative.
Il leader dei ribelli, Abu Mohammed al-Jolani, ha diffuso un messaggio video su Telegram in cui ha promesso che non ci saranno vendette contro gli abitanti di Hama, affermando che l’operazione è volta a “ripulire una ferita che dura da 40 anni”.
Reazioni internazionali e locali: Hezbollah si schiera con Damasco
Dal Libano, il capo di Hezbollah, Naim Qassem, ha espresso pieno sostegno al regime di Bashar al-Assad. Durante un discorso televisivo, Qassem ha denunciato l’azione dei ribelli come parte di un’”aggressione orchestrata dagli Stati Uniti e da Israele”, ribadendo che il gruppo libanese continuerà a supportare Damasco per resistere all’offensiva.
Emergenza umanitaria: blackout e tensioni internazionali
Nella provincia di Aleppo, si registra un blackout delle comunicazioni, presumibilmente causato da attacchi dei ribelli contro infrastrutture di rete. La situazione, già critica, ha spinto la Cina a esortare i propri cittadini a lasciare la Siria al più presto, citando “rischi estremamente elevati per la sicurezza”.
Il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha chiesto un immediato accesso umanitario per soccorrere i civili in difficoltà. Durante una conversazione con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, Guterres ha sottolineato l’urgenza di un ritorno al processo politico per porre fine al conflitto, che continua a causare devastazione e sofferenze in tutto il Paese.
Il contesto geopolitico e la crisi siriana
L’offensiva di Hayat Tahrir al-Sham e il sostegno turco ai ribelli complicano ulteriormente la già fragile situazione politica e umanitaria in Siria. Nonostante gli accordi di de-escalation siglati negli anni scorsi, la pace appare lontana, con migliaia di civili intrappolati in un conflitto che ha ormai raggiunto dimensioni globali.
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