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ROMA – Dopo averla strangolata con una cintura l’ha fatta a pezzi con un sega e poi con un coltello. E’ la terribile fine di Nicoletta Diotallevi, i cui resti sono stati trovati ieri in due cassonetti a Roma. E’ il racconto choc che emergerebbe dai primi accertamenti autoptici eseguiti sul corpo della vittima. Per l’omicidio gli investigatori della Squadra Mobile hanno arrestato il fratello con cui conviveva.
“Erano due mesi che stavo pensando di ucciderla ma il mio è stato un raptus, mi umiliava in continuazione”, ha dichiarato nel corso dell’interrogatorio davanti agli inquirenti il fratello, accusato dell’omicidio della sorella da lui poi fatta a pezzi e gettata in due cassonetti dell’immondizia nella zona di via Flaminia, a Roma.
Durante il confronto di ieri con polizia e magistrati, l’uomo ha fornito una versione “lucida” di quanto avvenuta nella casa di via Guido Reni il 14 agosto scorso.
Posto sotto sequestro l’appartamento per un nuovo sopralluogo della Scientifica.
Il suo unico, flebile, alibi era una denuncia per scomparsa che lui stesso aveva presentato il giorno dell’omicidio, il 14 agosto. Pensava di averla fatta franca Maurizio Diotallevi, il 62enne che ha brutalmente ucciso la sorella, Nicoletta di 59 anni, la notte di Ferragosto. Ad incastrarlo sono state le immagini delle telecamere, che lo hanno immortalato mentre usciva di casa con un grosso sacco nero e poi, nel cuore della notte, mentre gettava qualcosa di voluminoso in un cassonetto del quartiere Parioli a Roma. Dopo dieci ore di interrogatorio è crollato in Questura.
“Sì, sono stato io”, ha ammesso davanti agli investigatori, che lo hanno arrestato e portato nel carcere di Rebibbia con le accuse di omicidio e occultamento di cadavere. A scatenare la furia dell’uomo, secondo quanto ricostruito, sarebbe stata l’ennesima lite per motivi economici.
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