TEL AVIV – La tensione tra Israele e Libano raggiunge un nuovo picco, con Israele pronta a lanciare un’operazione di terra. Gli ultimi raid aerei israeliani hanno provocato almeno 70 morti e 400 feriti, mentre il numero degli sfollati ha superato le 90.000 persone. Le città libanesi stanno vivendo momenti di terrore, e le parole del Segretario Generale dell’ONU, António Guterres, riflettono la gravità della situazione: “L’inferno si sta scatenando in Libano. Il Paese è sull’orlo del baratro”, ha dichiarato durante una riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Tentativi diplomatici e proposta di cessate il fuoco
Durante la riunione, il ministro degli Esteri francese, Jean-Noël Barrot, ha presentato una proposta, preparata con il sostegno degli Stati Uniti, per un cessate il fuoco di 21 giorni. Questa misura avrebbe l’obiettivo di fermare le ostilità e creare uno spazio per negoziati diplomatici. La Russia ha fatto eco alla necessità di dialogo tra le parti, esortando alla calma per evitare un’escalation del conflitto.
Preoccupazioni globali
Le preoccupazioni per un possibile allargamento del conflitto non si limitano alla regione. L’Iran ha lanciato un avvertimento sulla possibilità di una “catastrofe su vasta scala” in Medio Oriente, in caso di un intervento militare israeliano su larga scala in Libano. Il rischio di destabilizzazione dell’intera area si fa sempre più concreto, e molte nazioni stanno cercando di mediare per evitare un disastro umanitario di proporzioni maggiori.
Lo scenario sul campo
Nel frattempo, le città libanesi colpite dai raid affrontano un’emergenza umanitaria. Ospedali al collasso, mancanza di forniture mediche e l’aumento degli sfollati stanno mettendo a dura prova la popolazione civile. Le organizzazioni internazionali stanno facendo il possibile per garantire aiuti umanitari, ma la crescente violenza complica ulteriormente le operazioni di soccorso.
L’intera comunità internazionale attende ora di vedere se la proposta di cessate il fuoco riuscirà a fermare, almeno temporaneamente, le ostilità, o se la situazione in Libano precipiterà verso un conflitto di più ampie proporzioni.
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