Istat: "Il 30% della popolazione italiana è a rischio povertà"

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“Nel 2016, il 20,6% (in aumento rispetto al 19,9% del 2015) delle persone residenti in Italia risulta a rischio di povertà, cioè in famiglie con un reddito disponibile equivalente nel 2015 inferiore alla soglia di rischio di povertà, fissata al 60% della mediana della distribuzione individuale del reddito equivalente disponibile. Il 12,1% (in crescita rispetto all’11,5% dell’anno precedente) si trova in condizioni di grave deprivazione materiale, mostra cioè almeno quattro dei nove segnali di deprivazione previsti; il 12,8% (più di un punto percentuale di aumento rispetto al 2015, quando era l’11,7%) vive in famiglie a bassa intensità di lavoro, ossia in famiglie con componenti tra i 18 e i 59 anni che nel 2015 hanno lavorato meno di un quinto del tempo. La popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale è pari al 30% (18.136.663 individui) e include tutti coloro che si trovano in almeno una delle suddette tre condizioni. La quota risulta in aumento rispetto al 2015 (28,7%)” si legge nella nota dell’Istat relativa al Report su Reddito e condizioni di vita “Si rilevano segnali di peggioramento per le persone che vivono da sole (la stima passa dal 31,6% al 34,9%) e, in particolare, per le persone sole con meno di 65 anni (dal 33,1% al 37%). Tale peggioramento è associato a un incremento di tutti gli indicatori: rischio di povertà (+0,7%), grave deprivazione materiale (+0,6%) e bassa intensità lavorativa (+1,1%). Il peggioramento del rischio di povertà o esclusione sociale interessa soprattutto i residenti del Nord-ovest (da 18,5% a 21%) per i quali cresce l’indicatore di bassa intensità lavorativa e, in misura minore, le persone che risiedono al Sud e nelle Isole (dal 46,4% al 46,9%), dove tale rischio rimane comunque molto più elevato e prossimo a coinvolgere il 50% delle persone residenti. Si aggrava il rischio di povertà o esclusione sociale anche per coloro che vivono prevalentemente di reddito da lavoro autonomo o di reddito da pensioni e/o trasferimenti pubblici (+2,9%). Nel 2016 si stima che le persone a maggior rischio di povertà o esclusione sociale vivano in famiglie di coppie con tre o più figli (46,1%), monogenitore (38,8%) e in famiglie con cinque o più componenti (43,7%). Ciò è dovuto in particolare all’elevata incidenza del rischio di povertà e della grave deprivazione, che per le famiglie numerose è pari rispettivamente a 34,4% e 17,7%. Elevati livelli di rischio di povertà o esclusione sociale si osservano anche tra coloro che vivono in famiglie monoreddito (46,7%) o in famiglie con fonte principale di reddito non proveniente da attività lavorative (35,8% se la fonte principale è una pensione e/o un altro trasferimento pubblico, 67,4% se si tratta di altra fonte). Il reddito netto medio annuo per famiglia, esclusi gli affitti figurativi, è pari a 29.988 euro, circa 2.500 euro al mese (+1,8% in termini nominali e +1,7% in termini di potere d’acquisto rispetto al 2014). Metà delle famiglie residenti in Italia percepisce un reddito netto non superiore a 24.522 euro l’anno (circa 2.016 euro al mese: +1,4% rispetto al 2014). Il reddito mediano cresce nel Mezzogiorno in misura quasi doppia rispetto a quella registrata a livello nazionale (+2,8% rispetto al 2014), rimanendo però su un volume molto inferiore (20.557 euro, circa 1.713 mensili)”. 

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