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A che punto è il vaccino italiano Reithera

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(ph_Agf) ROMA – Lo stop della Corte dei Conti al finanziamento da parte dello Stato ha bloccato lo sviluppo del farmaco ‘made in Italy’ contro il coronavirus. I primi dati, però, erano promettenti.

Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani, spiega che non c’è stato alcun passo indietro dell’Istituto nazionale malattie infettive (Inmi) «ma solo complessità organizzative e logistiche anche dovute alle molteplici attività in corso presso l’Istituto sul piano sia scientifico che clinico in una fase di emergenza come quella attuale». La fase 2 si è di fatto conclusa, adesso verranno raccolti e pubblicati i dati sui volontari. «Per la fase 3 vedremo cosa succederà, prima di tutto dipenderà dall’azienda che detiene il brevetto e dalle capacità economiche della stessa. Spero che venga presa una decisione chiara e nel minor tempo possibile. La corsa ai vaccini non può aspettare: è un progetto strategico».

Anche la politica si sta muovendo per una soluzione che, secondo il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, «dovrà essere trovata. Avere una possibilità di un vaccino fatto in casa è un’opportunità per tutta l’Italia». Intanto il ministro per lo Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, annuncia che «il Governo continuerà ad andare avanti nella ricerca. Lo farà magari in forme diverse rispetto alla forma usata in passato». Parole in sintonia con quelle del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, che in precedenza aveva sottolineato come l’esecutivo dovrà sostenere lo sforzo e le capacità della ricerca italiana per avere un ruolo nel mondo.

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