Cento giorni di terrore: Israele e Hamas nell’inferno della guerra

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(hosnysalah/Pixabay) Sono trascorsi cento giorni dall’inizio del conflitto tra Israele e Hamas, una guerra che ha lasciato una scia di distruzione e tragedia in Medio Oriente. Le stime indicano oltre 1.300 israeliani morti, inclusi i soldati, e oltre 24.000 palestinesi uccisi, compresi i membri di Hamas.

L’operazione “Alluvione Al-Aqsa”, lanciata da Hamas il 7 ottobre 2023, ha segnato l’inizio di una nuova escalation. Circa 2.500 missili sono stati lanciati verso i territori limitrofi alla Striscia di Gaza, diventando la scintilla che ha riportato in primo piano l’instabilità storica della regione.

Simultaneamente, i terroristi di Hamas hanno violato la barriera di separazione, infiltrandosi in territorio israeliano con mezzi come motociclette, motoscafi e deltaplani. Nei kibbutz a pochi chilometri dalla Striscia di Gaza, si è verificato un orribile massacro, con ostaggi presi, case incendiate e centinaia di uomini, donne e bambini uccisi.

La popolazione nella Striscia di Gaza vive ora in condizioni disumane, affrontando freddo, malattie e la mancanza critica di acqua e cibo. I profughi sono oltre 1,9 milioni, mentre si prevede che la guerra possa protrarsi per tutto il 2024, lasciando intrappolati in questa tragica realtà.

Poche ore dopo la veemente reazione di Israele. Il premier israliano Benjamin Netanyahu dichiara che lo Stato ebraico è in guerra e lancia l’operazione “Spade di Ferro”: l’esercito israeliano parte con i bombardamenti sulla Striscia di Gaza e dà inizio a un assedio che vede il blocco totale delle forniture di elettricità, carburante, cibo e acqua ai palestinesi. Viene chiesto a chi vive a nord di Gaza di trasferirsi verso sud: comincia l’odissea degli sfollati e la crisi umanitaria. E si registrano tensioni in Cisgiordania e al confine col Libano.

Il 26 ottobre 2023 Israele dà inizio all’operazione di terra contro la Striscia, puntando a isolare la città di Gaza dalla parte meridionale del territorio. Quattro giorni dopo le forze israeliane prendono il controllo delle arterie centrali della città e cominciano l’assedio all’ospedale Al-Shifa, ritenuto il centro di comando (sotterraneo) di Hamas. Si apre intanto il valico di Rafah, che collega Gaza con l’Egitto, per il passaggio dei primi aiuti umanitari.

Il 10 dicembre 2023 i carri armati entrano nel centro della città di Khan Yunis, principale centro commerciale della parte meridionale della Striscia, che ospitava numerosi sfollati da Gaza City. Gli israeliani proseguono nell’attività di distruzione dei bunker, tunnel ed edifici di Hamas. I bombardamenti a tappeto raggiungono anche i campi profughi: nella Striscia si passa un Natale di sangue, con centinaia di vittime.

Il 2 gennaio 2024 il numero due di Hamas, Saleh al-Arouri, viene ucciso a Beirut, capitale del Libano. Al-Arouri era considerato l’anello di congiunzione tra Hezbollah, Iran e l’organizzazione palestinese. Il raid, che ha sorpreso il 58enne durante una riunione segreta insieme ad altri capi di Hamas, viene attribuito a Israele.

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