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“Abbiamo fatto errori e la colpa è mia”, ha affermato Zuckerberg sostenendo di aver dato troppo spazio alla società di consulenza che ha usato i dati personali di 87 milioni di persone per fare pubblicità mirate e aiutare Donald Trump a vincere le elezioni presidenziali del 2016 negli Stati Uniti. Ma nel corso dell’audizione, in cui Zuckerberg ha dimostrato di essere molto teso, sono emersi due passaggi fondamentali.
Da una parte l’ad ha ammesso che “è necessario fare delle leggi” per regolamentate il settore tecnologico. Questo dopo che diversi senatori gli avevano ripetuto che il Congresso potrebbe andare in questa direzione. Dall’altra ha ammesso che la “responsabilità dei contenuti che si trovano sulla piattaforma è tutta di Facebook”, anche se il social è un gruppo tech e non un media, ha aggiunto Zuckerberg. I politici lo hanno incalzato sulla competizione.
Zuckerberg non ha saputo indicare il principale avversario del colosso, ma ha detto che a lui “non sembra che Facebook detenga un monopolio”. Ma non è finita. Oggi, alle 10 di mattina da Washington, Zuckerberg tornerà al Congresso, questa volta davanti alla commissione Energia e a quella del Commercio della Camera.
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