Il giorno dopo… una recessione

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(Getty) di BENNY MANOCCHIA – Donald Trump ha ammesso che “una recessione e’ alle porte”. Il presidente l’ha definita globale. Nel senso che le recessioni economiche sono come gli anelli di una grossa catena. Non e’ mai facile sganciarli. Se attacca l’America, o la Cina, presto tocchera’ le altre nazioni del mondo. Un cosa seria. Molto seria.

Chi insegna economia, chi e’ esperto, chi segue il mondo della finanza, ha sempre detto e spiegato che una recessione viene dopo due trimestri (o piu’) di prodotti domestici negativi. Se non produce, e quindi non vende, una nazione si trovera’ presto seduta per terra, con il sedere scoperto. Allora, produrre, dare lavoro e sperare che, almeno chi lavora, spenda i suoi guadagni per acquistare i prodotti che ha aiutato a mettere sul mercato.

In verita’, gli Stati Uniti avranno un trimestre negativo (alla fine del mese di settembre) a  causa del virus. Che comunque non puo’ ancora essere definito “devastatore dell’economia”. In Cina, invece, il virus ha distrutto l’economia di quella nazione. Conviene pensare, allora, a che cosa accadra’ quando e se la crisi uscira’ dai binari contorti e cerchera’ di rimettersi sulla strada giusta. Il patto economico USA-Cina reggera’? Sara’ tutto da rivedere.

Gli Stati Uniti non potranno piu’ spendere miliardi su miliardi per tenere salda la forza militare del momento. La disoccupazione avra’ raggiunto l’apice. Il dollaro varra’ pochi centesimi. Aggiungete tutto quanto  di negativo avete in mente ed avrete un quadro  scioccante del futuro dopo la recessione. A meno che Donald Trump non compia un miracolo e riporti tutto come prima. Ma esistono i miracoli?

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