Le ricerche dei migranti dispersi dopo il naufragio in Grecia, a sud del Peloponneso, non hanno avuto successo: anche se l’area delle operazioni è stata estesa, non sono stati trovati altri sopravvissuti o corpi. Il numero dei morti accertati è rimasto invariato a 78, ma il bilancio finale potrebbe contare “fino a 600 morti”. Forse fino a 750 persone erano a bordo del peschereccio che è affondato nel Mar Egeo, capovolgendosi a 47 miglia nautiche al largo di Pilo. I salvati sono un centinaio.
Tra i dispersi ci sono anche molti bambini: ce ne sono stati “almeno 100 chiusi nella stiva”, hanno raccontato i sopravvissuti ai medici e ai volontari che li hanno soccorsi. “Non abbiamo ancora tutte le informazioni di quello che è successo, ma sembra essere la tragedia più grande nel Mediterraneo”, ha detto la commissaria Ue per gli Affari interni Ylva Johansson.
“I trafficanti che mettono queste persone su queste barche non le stanno mandando verso l’Europa, le stanno mandando verso la morte. È assolutamente necessario impedirlo”, ha aggiunto. “Abbiamo preso contatto con le autorità greche, ma siamo onesti: questo non è un problema greco, è un problema europeo”, ha detto invece il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. “Penso sia giunto il momento che l’Europa sia in grado, in modo solidale, di definire una politica migratoria efficace affinché un simile fatto non si ripeta”, ha continuato Johansson.
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